Mio padre era un marabout, ossia un guaritore: cercava di guarire i malati, le persone che soffrivano. Non riceveva soldi da questa attività. Nel mio villaggio c’erano anche i somà (degli stregoni animisti), persone che lanciavano delle maledizioni sulle altre persone, per farle star male, ovvero facevano il contrario di quello che faceva mio padre. I somà hanno iniziato a minacciarci perché volevano che mio padre smettesse di fare il marabout; lui non aveva nessuna intenzione di cedere alle loro minacce, ma nel 1999 si è ammalato gravemente e poi è morto.
Pochi giorni dopo è successa una cosa che mi ha fatto capire che nel mio villaggio mi trovavo in pericolo; gli animali che possedevamo (mucche, capre e polli), hanno cominciato a star male e a morire uno dopo l’altro. Non abbiamo mai capito la causa della loro morte. Sono scappato. Ho lasciato la scuola e sono partito per Bamako dove viveva già mio fratello A..
Dopo due anni, nel 2002, mia sorella C. è morta a causa di una brutta malattia. Da tempo urlava e si agitava, non riusciva a star ferma, non ragionava più. All’ospedale non trattano questo genere di malattia, danno solo dei calmanti o dei sonniferi. Sempre nel 2002 mio fratello F. è tornato dalla Libia per sposarsi. La sera prima del giorno delle nozze anche lui è stato male e il suo matrimonio è stato annullato. Dopo due giorni è partito e abbiamo perso sue notizie, a oggi ancora non sappiamo che fine abbia fatto.
All’inizio del 2010 anche mio fratello A., col quale abitavo a Bamako, ha cominciato a stare male, iniziava a sviluppare la stessa malattia che aveva ucciso mia sorella. L’ho portato in ospedale assieme a un amico, gli hanno dato delle medicine per farlo calmare quando gli venivano gli attacchi, ma dopo un mese di agonia è morto.
A quel punto ho deciso di partire per la Libia assieme a mio fratello D. con il quale condividevo l’inquietudine per la situazione in cui si trovava la mia famiglia. Non ci sentivamo più al sicuro neanche a Bamako. Abbiamo fatto il passaporto e siamo partiti nel gennaio del 2011. Siamo passati da Gao e siamo arrivati alla frontiera con l’Algeria. Noi avevamo il passaporto e il certificato di vaccinazione, quindi non abbiamo avuto nessun problema quando la polizia di frontiera ci ha controllato i documenti.
Siamo arrivati in Libia dopo una ventina di giorni, abbiamo iniziato a lavorare in una fabbrica, ma dopo un mese dal nostro arrivo è scoppiata la guerra. Un giorno siamo arrivati al lavoro e abbiamo trovato l’ingresso della fabbrica chiuso. Abbiamo sentito che c’erano le barche che partivano per l’Italia e siamo andati verso la spiaggia, dove c’era un posto in cui i libici venivano a prenderci per farci fare dei lavoretti. In un mese abbiamo accumulato i soldi necessari per potere partire.
Abbiamo pagato 700 dinari per essere imbarcati e abbiamo nascosto i documenti nelle scarpe perché non ci venissero requisiti. Siamo arrivati a Lampedusa senza problemi.
Richiedente asilo maliano