E’ la domanda che si pone Adriana Ferrarini in un articolo sul blog Cartesensibili di fronte alla tragedia del mare che si è consumata il 18 aprile nel canale di Sicilia, dove si stima che siano annegate tra le 700 e le 900 persone. Adriana Ferrarini è un’insegnante che si interroga su come spiegare ai suoi allievi e alle generazioni a venire quello che sta accadendo. Passa in rassegna i film che ha fatto vedere alle sue classi.
Mare chiuso è il documentario di A. Segre sugli oltre duemila migranti africani che tra il maggio del 2009 e il settembre del 2010 vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla Marina e dalla Polizia italiana in ossequio agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi; Welcome è il film del regista francese P. Lioret sul ragazzino curdo che dopo aver attraversato l’Europa nascosto in un camion, fu costretto come altri clandestini a nascondersi a Calais, sotto il duro controllo delle leggi di Sarkozy che prevedevano sanzioni per chiunque aiutasse i clandestini. Ma niente fermò la sua determinazione a raggiungere l’Inghilterra dove viveva la ragazza che amava.
Ma quale film può raccontare quest’ultima tragedia che non è più ascrivibile a scelte governative dettate da orientamenti politici poco inclini all’immigrazione, bensì a un’Europa “chiusa nei suoi incantevoli palazzi di vetro”? Vi invitiamo a leggere la riflessione di Adriana Ferrarini, nella consapevolezza che nel frattempo qualche passo è stato fatto. Triton ha triplicato il suo budget raggiungendo quello che fu di Mare Nostrum e siamo in attesa dell’agenda dell’esecutivo comunitario sull’immigrazione che verrà presentata il 13 maggio e che pare riservi importanti novità sulla ripartizione geografica dei richiedenti asilo in tutta Europa. Purtroppo sono servite tante morti per compiere questo passo. Morti prevedibili che forse si potevano evitare.