Oggi c’è stato il primo incontro del Laboratorio di scrittura dedicato sia ai richiedenti asilo ospiti a Bologna sia ai cittadini bolognesi. Alcuni ragazzi africani si sono trovati con altre partecipanti italiane e con le volontarie AVoC Maria Luisa ed Elisabetta in una luminosa e tranquilla sala studio della Biblioteca Salaborsa di Piazza Maggiore. Dopo una prima presentazione reciproca e la spiegazione degli obiettivi e dello spirito del laboratorio, si è cominciato.
Scrivere sulla propria vita, hanno spiegato le conduttrici, serve a guardare razionalmente il proprio passato, anche se a volte è doloroso, a creare una distanza critica e a “mettere ordine”, attraverso la stesura delle parole sulla pagina. Usare il linguaggio ci costringe a elaborare, e questo ci aiuta e diventare più consapevoli di quello che siamo, quindi ad affrontare il futuro con più forza.
I ragazzi hanno fatto un po’ fatica a capire che non era un corso di italiano, che non c’erano giudizi sulla forma, e che il risultato interessante era il contenuto del messaggio. Ma gli stimoli delle animatrici a trattare certi argomenti, semplici ma fondamentali per la vita di ognuno, hanno funzionato e i racconti sono arrivati, eccome sono arrivati.
Mamadi, Bourama, Issa e gli altri si sono concentrati, hanno appoggiato la penna sul foglio e hanno scritto… Poi, liberamente, chi ha voluto ha letto agli altri: i giochi nel fiume con gli altri bambini, il lavoro nei campi – faticoso ma redditizio per la vita della famiglia -, il rapporto con gli animali da allevamento da accudire e nutrire, la tradizione di suonare i grandi tamburi in ogni ricorrenza del villaggio… E poi ancora i suoni, gli odori che ritornavano alla memoria.
Ci saranno altri cinque incontri e alla fine, probabilmente, una lettura. La campagna “Bologna cares!” sull’accoglienza dei rifugiati a Bologna, all’interno della quale è inserito il laboratorio, ha cominciato a comunicare…