Raccontare l’accoglienza dal punto di vista di chi la fa e di chi ne usufruisce, con tutte le sue criticità, senza nasconderne le falle, ma con la volontà di fare bene e di fare meglio. Partendo da un confronto. E’ quanto racchiuso nel volume L’accoglienza dei richiedenti asilo – Voci operatori e ospiti con un Vademecum Giuridico, presentato Ieri all’Atelier Sì. La pubblicazione è realizzata nell’ambito di Bologna cares!, la campagna di comunicazione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) del Comune di Bologna realizzato da ASP Città di Bologna, Consorzio L’Arcolaio, Lai-momo, soc. coop., Associazione MondoDonna onlus e Camelot Officine Cooperative. Il volume è realizzato in collaborazione con Associazione studi giuridici per l’immigrazione (ASGI) ed è strutturato in quattro parti. La prima raccoglie testi di richiedenti asilo, ospiti nelle strutture di accoglienza del territorio bolognese, che hanno raccontato il loro punto di vista sul sistema dell’accoglienza. Nella seconda gli enti gestori riportano la loro esperienza di accoglienza: gli approcci, le sfide, le difficoltà. I numeri dell’accoglienza a Bologna e in Italia, rappresentati in info-grafiche, costituiscono la terza parte, mentre l’ultima è costituita da un Vademecum giuridico in cui sono spiegati i termini dell’accoglienza e gli iter burocratico-giuridici per la richiesta di asilo.
Ecco alcuni stralci tratti dal volume:
All’inizio era molto difficile per me come per tutti, ma dopo tre mesi ho cominciato a capire le cose piano piano e poi ho cominciato a frequentare la biblioteca, a fare i compiti in italiano che per me rappresentavano l’unica soluzione per l’integrazione (richiedente asilo ivoriano).
Nel campo ogni persona ha il tempo per fare pulizia. Abbiamo una scheda di pulizia per cucina, soggiorno e bagno che dobbiamo fare. Questo è bene e importante perché ogni persona deve imparare ad avere responsabilità. Ma cosa va male? Vivere due o più persone che non hanno la stessa cultura e non sanno vivere insieme (richiedente asilo iraniano).
Vista l’organizzazione dello SPRAR, che è probabilmente la prima forma di accoglienza che si è giocata in stretto contatto con i territori, i cittadini si trovano ad avere come vicini di casa ragazzi, adulti e famiglie di origini molto diverse dalle loro, che mai avrebbero avuto la possibilità di incontrare. (…) L’accoglienza si realizza tra le persone e può, essa stessa, produrre una cultura dell’accettazione, come minimo, ma anche quella cultura della solidarietà che nella nostra città deve essere forse ricostruita (introduzione di Amelia Frascaroli, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Bologna).
Nell’ultimo anno si è assistito a un aumento esponenziale di casi sanitari, soprattutto di persone in forte disagio psicologico che faticano a trovare una risposta alla propria sofferenza, in ragione di un sistema sanitario nazionale debole ad affrontare le patologie psichiche presentate da soggetti appartenenti ad altre culture (testo di Asp Città di Bologna).
È necessario leggere sempre il contesto in cui si fa accoglienza, le sue modificazioni, le opportunità e le criticità che presenta, ricordare che non esiste una graduatoria di “disagio” in cui il posto privilegiato è quello dei richiedenti asilo, ma che nel lavorare per migliorare il loro benessere è necessario, di pari passo, fare del proprio meglio per migliorare il benessere di tutti (testo di Lai-momo soc. coop.).