Il viaggio è un tema che da sempre affascina gli artisti: il viaggio come metafora, come iniziazione, come scoperta, come fuga. Giovanni Cobianchi ha deciso di soffermarsi su quest’ultimo aspetto, quello che informa le traversate intraprese dai migranti che si imbarcano per raggiungere le nostre coste e ricominciare daccapo.
Prima di darsi alla fotografia, Cobianchi lavorava con un’associazione che gestiva l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. La curiosità di conoscere più a fondo le realtà da cui provenivano questi ragazzi lo ha spinto a compiere il loro stesso viaggio, ma al contrario: partendo da Lampedusa per arrivare in Tunisia, Niger, Costa d’Avorio, Mali, Libia fino alle case di due di loro. E con sé ha portato la macchina fotografica per potere testimoniare la sua esperienza e condividerla con il pubblico.
Je reviens, io ritorno, è il nome del progetto che ne è scaturito. Un ritorno a ciò che Cobianchi aveva esperito attraverso i racconti e che sentiva di dovere toccare con mano, o almeno immortalare attraverso l’obiettivo. La mostra, a cura di Chiara Callegari e Cartabianca, sarà aperta da lunedì 9 marzo fino a venerdì 27 marzo, presso Polifemo associazione culturale a Milano.
Per maggiori approfondimenti relativi alla tematica del rifugio vi consigliamo i n. 77 e 80 della Rivista Africa e Mediterraneo.