Hamed ha 26 anni, ed è un tecnico luci. Anzi no, o meglio, non solo. Hamed è anche attore e insegnante di teatro e, all’occorrenza, aiuto-scenografo. Da qualche mese è impegnato anche nel servizio civile e nel tempo libero si dedica al trasporto biciclette per l’associazione l’Altra Babele. Infine, in Costa d’Avorio, suo Paese d’origine, era elettricista.
Ha mille volti Hamed, o forse ne ha uno solo: quello aperto, di chi ama raccontare e condividere la propria storia. E di chi sa all’improvviso fulminarti con una battuta, in un italiano spedito e quasi sempre corretto. In Italia da quasi due anni, è ospite di un Centro di accoglienza straordinaria (CAS) gestito dalla cooperativa Lai-momo a Bologna.
La sua avventura con il teatro è iniziata con l’associazione Graf, che promuove nel quartiere San Donato laboratori e incontri di scambio sociale e culturale. In questo contesto Hamed, che dava una mano nella cura del verde, ha conosciuto Sandra Cavallini, attrice e insegnante di teatro, che presso gli spazi Graf conduce il Laboratorio Comico Permanente. Sandra gli ha proposto di dare una mano con la scenografia, ma, una volta sul palco, il passo dal sistemare le quinte a farsi attore è stato breve: un giorno, per gioco, sentendo il ritmo incalzante di alcune percussioni, Hamed ha improvvisato spontaneamente uno sketch e ha conquistato tutti.
Da quel momento ha iniziato a frequentare assiduamente il laboratorio con un gruppo di coetanei italiani e ha partecipato agli spettacoli inseriti nel cartellone della Giornata Mondiale della Commedia dell’Arte – Commedia dell’Arte Day edizione 2017 e 2018.
Parallelamente gli hanno parlato di Quartieri Teatrali, progetto di Cantieri Meticci, e ha iniziato a frequentare anche il loro laboratorio, presso il Centro Zonarelli, sperimentando e imparando sempre di più. Cantieri Meticci è una compagnia teatrale che riunisce artisti italiani, migranti, rifugiati, e sviluppa – in Italia e all’estero – percorsi teatrali che intrecciano i linguaggi della narrazione a quelli della danza, della musica, della videoarte. Con il progetto Quartieri Teatrali, Cantieri Meticci realizza numerosi percorsi teatrali in diversi luoghi di Bologna, attraverso una serie di laboratori pensati per insegnare le basi della recitazione e della scrittura scenica.
Anche in questo contesto, Hamed si è distinto a tal punto da essere segnalato al direttore, Pietro Floridia, per prendere parte a un progetto presso il liceo Sabin di Bologna. In quel contesto, mentre si occupava delle luci, ancora una volta, il destino ci ha messo del suo: una delle attrici non poteva essere presente allo spettacolo della sera, ed ecco pronto Hamed come sostituto. Fondamentale per lui è stato il supporto di Davide, scenografo di Cantieri Meticci, che ha saputo valorizzare i suoi interventi in campo sia scenografico sia illuminotecnico. Da allora, varie esperienze teatrali si sono susseguite, che lo hanno portato anche a partecipare, a Siracusa, a Sabir, il Festival diffuso delle culture mediterranee.
“Beccato” a riparare una bici, Hamed ha iniziato in parallelo a collaborare con l’associazione l’Altra Babele, per la quale si occupa di trasportare le bici che devono essere riparate. Nell’ultima asta di bici usate organizzata nel 2017 da l’Altra Babele, Hamed si è anche cimentato nel ruolo di banditore, riscuotendo un grande successo. Ed è proprio con l’Altra Babele che è partita recentemente una nuova sfida: fare corsi di teatro, trasmettendo ad altri la passione che l’ha animato in questi ultimi mesi. Un’esperienza che è iniziata il 1° febbraio e che lo mette alla prova nelle nuove vesti di insegnante, una volta alla settimana presso il circolo Arci “La staffa”. Questo il link dove potete trovare tutte le informazioni: https://laltrababele.it/corso-di-teatro/.
Da qualche tempo, Hamed si dedica anche al servizio civile in una struttura che ospita ragazzi disabili, a Mercatale, frazione di Ozzano: un altro tipo di esperienza, un’altra occasione di arricchimento e formazione, nonché di contributo al tessuto sociale che lo sta accogliendo.
Hamed dice che il teatro gli permette di dare voce a coloro che non ce l’hanno o che faticano ad averla, e di esprimere la diversità, contribuendo al miglioramento della società. E pensare che prima non aveva mai avuto esperienze teatrali: in scena, ha scoperto di avere uno spazio di libera espressione, in cui, superate le paure inziali, si trova del tutto a suo agio. Un mondo in cui si è sentito da subito accettato, anche senza parlare perfettamente italiano, e che gli ha dato forza e speranza, nei mesi difficili durante l’attesa dell’esame della richiesta di asilo. “Se non fosse stato per il teatro, sarei stato tutto il giorno a piangere”, ci dice, al termine di una chiacchierata.
Una storia sul valore “terapeutico” dell’arte, quindi? Sì, in parte, ma anche sulla forza di volontà, la voglia di darsi da fare e le possibilità di riscatto in forme creative. E anche questo è, oggi, integrazione.