12
aprile

Giù la maschera: i Dogon arrivano a Castelguelfo!

Per un gruppo di bambini delle scuole elementari di Castelguelfo le maschere Dogon non sono più un grande mistero. Un laboratorio, tenutosi in biblioteca nei pomeriggi del 21 febbraio e del 7 marzo, ha permesso loro di conoscerle e crearle, guidati da qualcuno che ne aveva avuto diretta esperienza.

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Foto di Lai-momo

A condurre il laboratorio è stato infatti un richiedente asilo ospitato nel CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) di Castelguelfo, assistito da due amici-collaboratori, provenienti dal Mali e dalla Costa d’Avorio, e dagli operatori della società cooperativa sociale Lai-momo Silvia Pitzalis e Giacomo Dalle Donne. Silvia ha ideato e promosso l’esperienza insieme a Sara Bruni.

Fakaba è figlio di un artigiano maliano della popolazione dei Dogon, che da generazioni creano strumenti musicali e maschere usate in cerimonie rituali, trasmettendo il loro sapere per via patrilineare. I Dogon sono circa 240.000, sparsi nei villaggi della falesia di Bandiagara, a sud del fiume Niger, area che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità per la sua importanza culturale.

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Foto di Lai-momo

Uno dei due incontri è stato in parte impostato su contenuti teorici, tra cui la presentazione della cultura Dogon. Molte sono state le domande e le curiosità dei bambini coinvolti. Guidati dai “maestri”, ma ispirati dalla libera fantasia, hanno potuto sbizzarrirsi utilizzando pennelli, colori e materiali diversi con cui assemblare e decorare le maschere: cartone, lenzuoli, pezzi di legno, semi, conchiglie.

Le maschere Dogon sono fatte principalmente di legno e i soggetti più rappresentati sono gli animali, le donne e gli antenati. Sono forse il simbolo più espressivo della loro fede e vengono usate durante le cerimonie e le danze rituali, nelle piazze dei villaggi in cui si raccontano storie legate alla ricca cosmogonia Dogon. I danzatori indossano queste pesanti maschere che mettono in contatto il mondo dei morti e degli antenati con quello dei vivi. Spicca fra tutte quella del serpente iminana, che raggiunge i dieci metri ed è custodita in una grotta segreta. Parte del sapere sulle maschere è, infatti, riservato solo a poche persone.

Il laboratorio ha rappresentano un’occasione di scambio e di crescita per tutti. Per i bambini, conquistati da una lezione partecipata e originale, ma anche per Fakaba, che ha potuto condividere anche solo in piccola parte la ricchezza della sua cultura di origine, nei luoghi che lo stanno ospitando. Al termine, Fakaba ha regalato delle maschere da lui realizzate alla biblioteca di Castelguelfo. Un’esperienza che ha entusiasmato e appassionato, e che sarebbe interessante riproporre in altri contesti, allargando anche la platea dei piccoli destinatari.

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Foto di Lai-momo

 

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