Si chiama Closlieu ed è uno spazio protetto di libera espressione artistica offerto ai richiedenti asilo. È condotto dall’operatrice dell’accoglienza di Lai-momo soc. coop. Juliane Wedell, in collaborazione con lo psicologo Paolo Ballarin, a Riola, frazione di Grizzana Morandi (Bo).
Juliane si è formata a Vienna direttamente con Arno Stern, il fondatore della teoria della “Formulazione” e ideatore del Closlieu. Dall’esperienza di lavoro con gli orfani di guerra a Parigi nel secondo dopoguerra, Stern comprese l’importanza per i bambini di dipingere giocando e creò per loro un allestimento originale, il Closlieu, una stanza in cui esprimere la propria creatività, dipingendo senza inibizioni. Da allora il suo campo di studi si è allargato, portandolo a definire una “Semiologia dell’Espressione” e a continuare a studiare e insegnare nel suo atelier di Parigi e nel mondo.
Creando il Closlieu, Arno Stern ha dato alla sua attività il nome di “Educazione Creatrice”, teoria che si pone all’opposto di tutto ciò che è condizionamento, dipendenza, e promuove piuttosto l’autonomia dell’individuo, legando lo sviluppo personale all’esperienza sociale. L’attività nel Closlieu, in quest’ottica, permette all’individuo di realizzarsi tra gli altri, non contro gli altri. Le conseguenze hanno una ricaduta sul lungo termine nella vita di tutti i giorni.
Il Closlieu di Riola è stato inaugurato il 25 novembre 2016, con in programma un’attività a settimana. Attualmente vi dipinge un gruppo di circa 10 ospiti pakistani e africani, non solo del CAS di Riola, ma anche provenienti da altre strutture di accoglienza nei comuni del Distretto Unione Comuni Appennino Bolognese (Vergato, Castel d’Aiano, Granaglione, Lizzano). Da poco si è partiti con un secondo appuntamento settimanale, per aumentare e distribuire meglio il numero di partecipanti. L’attività nel Closlieu vuole essere di sostegno psicologico, offrendo la possibilità agli ospiti di sbloccarsi, di gestire le proprie emozioni, di equilibrarsi e rafforzarsi in generale.
Ma come funziona? La stanza in cui si tiene il laboratorio è rivestita da pannelli su cui sono fissati i fogli con delle puntine, mentre al centro c’è un tavolo lungo e stretto con 18 barattoli di colori e 3 diversi pennelli per colore. Nel Closlieu si dipinge in totale libertà e seguendo i propri tempi, in piedi e rispettando un rituale preciso: tenere con cura il pennello, utilizzare un solo colore per volta, non giudicare il proprio dipinto o quello altrui. Così si dà spazio alla propria espressione artistica, liberi da giudizi e competizioni, con la spensieratezza di un gioco e la serietà di un lavoro.
A condurre il gioco espressivo è il Practicien, che non giudica, non insegna e non interpreta, ma come un “servitore”, favorisce l’espressione artistica. È Juliane quindi, in quanto Practicien ad aggirarsi discreta per la stanza, sorridendo e incoraggiando, sistemando i pennelli e controllando acqua e colori. Tra i partecipanti l’approccio all’attività è vario, com’è naturale: c’è chi si presta subito con grande serietà e concentrazione dall’inizio alla fine; chi si avvicina al foglio bianco timidamente e sembra restio a prendere il pennello, forse temendo il giudizio degli altri o considerandosi incapace, ma che poi, con i propri tempi, arriva a darsi da fare, pennellata dopo pennellata. Pian piano emergono dal foglio bianco profili di case, animali più o meno realistici, elementi naturali e anche i propri nomi. Qualcuno sposa un colore e non se ne separa, altri spaziano di più nella gamma cromatica. L’atmosfera è rilassata e distesa.
Al momento di interrompere, qualcuno sembra indugiare fino all’ultimo, ormai assorbito dal lavoro.
Dopo un’ora e mezza circa di attività, Juliane lascia i fogli appesi per chi chiede di poter terminare la volta successiva, e recupera i lavori completati segnando la data e il nome dell’autore: è importante per monitorare l’andamento dell’attività di ciascuno nel tempo, osservando l’evoluzione del tratto, dei colori, dei soggetti rappresentati. L’attività che si svolge a Riola non è art therapy, ma ha un effetto terapeutico. I partecipanti mettono per qualche momento da parte il mondo fuori e, si spera, tengono a bada qualche preoccupazione interiore, entrando nella dimensione positiva della libera espressione artistica. I risultati più duraturi possono vedersi, probabilmente, solo con il passare dei mesi, ed è questo l’obiettivo di Juliane e del suo laboratorio, che si propone di continuare e consolidare nel tempo.
Può essere una sfida interessante, inoltre, pensare di aprire in futuro il Closlieu anche alla comunità locale, condividendo l’esperienza positiva tra nuovi arrivati e residenti storici.
Per info http://www.arnostern.com